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Chi è il vincitore del Nobel per la Pace Abiy Ahmed

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In tanti si aspettavano l’assegnazione di uno dei premi più nobili del panorama mondiale a Greta Thunberg. Ed invece il Premio Nobel per la Pace del 2019 è stato assegnato al primo ministro Etiope Abiy Ahmed, uno dei più importanti capi politici africani che, grazie ad una serie di riforme, sta rilanciando il proprio paese. Sicuramente ci sarà chi avrà gioito della mancata vittoria della giovane attivista svedese. Tuttavia questa scelta non fa altro che rinforzare l’importanza della battaglia che Greta sta combattendo.

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Abiy Ahmed e la piantumazione di 350 milioni di alberi in un solo giorno

Il primo ministro etiope è considerato un visionario da buona parte degli addetti ai lavori. Un uomo deciso e di polso che vuole cambiare radicalmente l’Etiopia rendendola un esempio virtuoso all’interno del continente africano. A pochi mesi dal suo insediamento Abiy Ahmed è stato in grado di porre fine alla guerra con l’Eritrea che durava da più di 20 anni, ha assegnato metà dei posti di lavoro disponibili nei Ministeri a delle donne e ha messo in atto un vero e proprio restyling della capitale Addis Abeba che, oggi, è una delle città più all’avanguardia dell’intero continente.

Tra le varie iniziative che hanno caratterizzato la sua attività politica ne troviamo una in particolare che ha riscosso l’interesse del mondo ambientalista. Come già riportato qualche mese fa, lo scorso 29 luglio in Etiopia sono stati piantati 353 milioni di alberi in meno di un giorno con lo scopo di far fronte all’avanzamento dello stato di desertificazione dei terreni che sta colpendo l’Africa a causa, neanche a dirlo, dei cambiamenti climatici. Un’ulteriore riprova di come sia cruciale al giorno d’oggi abbinare delle politiche ambientaliste di rilievo a qualsivoglia provvedimento possa venir preso in ambito economico o sociale.

L’esempio di Abiy Ahmed che scuote l’Africa

Come sostenuto da decenni da parte degli scienziati del clima, le aree che prima sono state colpite dagli effetti dei cambiamenti climatici sono proprio quelle in prossimità dell’equatore. L’Africa è infatti uno dei continenti in cui l’avanzare della desertificazione sta più mettendo a rischio i terreni agricoli e la loro produttività. Proprio per questo motivo sono diversi i paesi che stanno prendendo contromisure simili a quanto fatto da Abiy Ahmed in Etiopia. In questi giorni la Tanzania ha deciso di voler riforestare tutta l’area del Kilimangiaro con 50 milioni di alberi.

É già in atto un piano per erigere un “muro verde” che si estenderà per tutto il continente, da est a ovest, denominato “The great green wall”. Non è un caso che tutta queste serie di iniziative stiano prendendo forma proprio lì dove gli effetti del riscaldamento globale sono ben visibili. Il fatto che tutto ciò stia accadendo a migliaia di chilometri di distanza non significa che possiamo ignorare questi problemi. Qualora infatti non si riuscisse ad arginare il processo di desertificazione che sta aggredendo il continente i flussi migratori saranno sempre di maggiore. Allo stesso modo non va affatto escluso che un giorno non troppo lontano anche i terreni dei paesi che si affacciano nel Mediterraneo possano essere colpiti dall’avanzamento dello stato di desertificazione dei terreni.

Leggi il nostro articolo: “Abbiamo bisogno del vostro aiuto”. L’appello di Fridays For Future Rojava

E in Italia?

Anche l’Italia va ovviamente inclusa nella lista di paesi che si affacciano nel Mediterraneo. Motivo per cui iniziative di questo genere sono indispensabili per mitigare l’effetto che i cambiamenti climatici potrebbero avere in un paese in cui il settore primario è uno dei più importanti dal punto di vista economico. Una buona notizia in questo senso è lo stanziamento di 30 milioni di euro per la messa a dimori di nuovi alberi in tutto il territorio, una misura inserita nel nuovo “Decreto Clima”. Questo provvedimento è sicuramente uno dei più positivi del documento. Gli alberi sono la migliore tecnologia che abbiamo per contrastare i cambiamenti climatici. Per fortuna stiamo, lentamente, iniziando a capirlo. Meglio portarsi avanti, prima che sia troppo tardi.

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di Luigi Cazzola
Ott 15, 2019
Nato nel 1991 a Fano, laureato in Lingue e Comunicazione. Marketer di professione e diverse esperienze all’estero alle spalle. Da ormai qualche anno ambientalista convinto, a Settembre 2018 arriva la svolta che stava aspettando. Viene selezionato per il “Corso di Giornalismo Ambientale Laura Conti”, dove può finalmente approfondire tematiche relative tanto al giornalismo quanto all’ambiente. Fermamente convinto che la lotta al cambiamento climatico sia la più importante battaglia della sua generazione, decide di mettere le competenze acquisite al servizio di tutti per accrescere la consapevolezza legata a questo tema e fornire consigli pratici per orientare le scelte dei singoli verso un approccio più green grazie ad un consumo più critico e consapevole. Per L’Ecopost si occupa di redazione di contenuti, sviluppo Front-End e comunicazione sui Social Media.

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